La variazione negativa dell’indice dei prezzi al consumo – rilevata dall’Istat per il
mese di agosto, per la seconda volta quantomeno dal secondo dopoguerra del secolo
scorso in poi (la prima fu nel 2009) – non influisce sui canoni di locazione.
E’ quanto segnala la Confedilizia, precisando che l’Istat ha comunicato che la variazione
annuale dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati
“senza tabacchi” (quello cui si riferisce la legge sulle locazioni) è stata nel mese di agosto
pari a – 0,1%. E negativa (nella misura dello 0,2%) è stata pure la variazione del cosiddetto
indice armonizzato europeo, vale a dire dell’indice dei prezzi al consumo per i Paesi
dell’Unione europea rilevato da Eurostat, utilizzabile con specifica clausola nei contratti di
locazione “liberi”.
La Confedilizia fa presente che la risposta alla questione relativa alla possibilità che
la variazione Istat comporti un aggiornamento in diminuzione dei canoni è fuor di dubbio
negativa, sulla base anzitutto dei lavori parlamentari, nei quali non si trova traccia di una
previsione (e neppure di una ipotetica possibilità) del genere, e si trova – anzi – il continuo
riferimento all’aggiornamento come mezzo di mantenimento costante della remunerazione
della proprietà immobiliare contro la perdita di potere d’acquisto della moneta. Che solo a
questa si volesse rimediare risulta chiaro dal fatto che la limitazione al 75% dell’indice Istat
(attualmente valida solo per alcune tipologie di contratti) venne costantemente giustificata
considerando “la buona difesa dell’investimento immobiliare contro la svalutazione” (Relazione
Ministri di grazia e giustizia, e dei lavori pubblici).
Allo stato, la Confedilizia ritiene quindi che il testo delle disposizioni in materia non
possa portare alla diminuzione dei canoni.

Scarica il comunicato Confedilizia CS 12 09 2014

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